Wednesday, October 21, 2020

il diavolo a Torino

Questo racconto è dedicato a tutti gli amanti dell'italiano, di Torino, delle atmosfere aristocratiche, delle feste, del mistero e di Halloween 😈


    

Il diavolo iniziò a indossare Prada dopo essere venuto a Torino e per sentirsi più in linea con l'eleganza e l'atmosfera a lui più cara. Si vocifera, infatti, che stanco del solito tran tran dell'inferno, delle pene e delle lamentele dei dannati, secoli fa, il diavolo decise di prendersi una vacanza. E perché no? Dopo tutto, chi non ha bisogno di staccare ogni tanto? E si sa che il Satana ha sempre un gran da fare...

Da subito pensò a Parigi, agli sfarzi di Versailles, alla cucina francese ricca di creme, burro e vino, ai balli in maschera e agli intrighi di corte che mettono sempre un po' di pepe nel mortorio quotidiano. Poi dopo aver sentito i ricordi di un demone che aveva lavorato a San Pietroburgo, gli venne la curiosità di provare i blini col caviale. Certo però passare dal tepore dell'inferno al freddo gelido dell'inverno russo non lo attirava molto. Lo sconfinato deserto australiano non faceva per lui perchè non era mondano abbastanza; la Tailandia sarebbe potuta anche andare, ma aveva la velleità di spostarsi in carrozza e non su un elefante. Così optò per Torino: lontana dal Papa, ma vicina abbastanza per dargli - come dicono i piccoli demoni di stanza al Vaticano 'quer friscicorìo' effervescente e stimolante tipo Coca Cola - quel brivido di soddisfazione mista a inquietudine di avvicinarglisi senza farsi vedere.

Poichè doveva essere una vacanza e non un viaggio di lavoro dove tentava l'umanità, Torino gli parve perfetta con le sue colline, il fiume e soprattutto la corte con vari castelli e feste! Lui aveva proprio bisogno di svagarsi un po' con dei problemi umani e godere del tempo fugace con quella sensazione di dover cogliere subito gli attimi irripetibili, senza rimpianto. Una volta e via!

Con un sorriso soddisfatto si disse che sarebbe partito senza valigia e avrebbe comprato tutto a Torino, conservando poi quegli aquisti come souvenir di un viaggio tra l'umanità. 'Eh già!' pensava sa tre e se, sospirando, 'gli uomini parevano passarsela bene, non avere grosse preoccupazioni', non come lui che aveva un intero inferno da dirigere, coordinare e controllare. Era una vera dannazione! Una costante tortura il doversi assicurare che le pene fossero complementari o opposte ai peccati come Dante aveva codificato! La gente sapendolo trovava sempre da ridire sul suo operato. Poi spesso i piccoli diavoli si divertivano troppo e lui doveva intervenire per allentare la loro morsa. Altre, i demoni erano pigri e non infestavano i gironi abbastanza, in somma, ce n'era sempre una e lui, Satana era molto stressato e stanco.

Come tutti anche lui voleva essere rispettato e avere un'aura di alta credibilità professionale, dall'altra però aveva bisogno di una pausa: lasciare andare tutti i suoi obblighi e vivere in modo leggiadro e spensierato. Non era molto sicuro in cosa esattamente questo stile di vita umano si traducesse ma da fuori, gli pareva bello e divertente, e lui aveva voglia di feste, di vino, di libertà e naturalmente di eleganza.



E così Torino fu! Più o meno era nel periodo del suo massimo splendore regale: tra il 1600 e il 1700. Non ci sono dati esatti e c'è di dice che in verità il diavolo d'allora si sia stabilito a Torino, mentre altri giurano che ci ritorni molto frequentemente.

Tramite la sua rete di contatti, da sempre ispirazione di LinkedIn, organizzò un ingresso in città su una bella carrozza nera con decori dorati molto discreti e comodi interni di velluto viola scuro. Satana era sempre stata una creatura di buon gusto e voleva subito farsi notare per la sua raffinatezza ma voleva anche mescolarsi tra l'aristocrazia locale, per poter passare come uno di tanti della società alta - si capisce. Non aveva tempo di fare la gavetta o vivere con fatica, già era affaticato, lui...

Prese alloggio in un palazzo nobiliare a quindici minuti a piedi da Palazzo Reale per poter ogni giorno fare un po' di movimento, respirare l'aria pulita e vedere il cielo chiaro e addirittura le stelle di notte. Dal centro della Terra infatti, la luna non poteva mai vederla, il clima era sempre rovente e il colore predominante era il rosso.

Per prima cosa, decise di sottoporsi a dei trattamenti di bellezza: un bel bagno rilassante e dei massaggi  per poi passare tra le mani esperte di un barbiere che si occupò anche dei suoi lunghissimi peli. Dante non mente mai: la Bestia come tale di sua natura è irsuta! 

Poi, come da prassi da sempre a Torino, fu il turno del sarto: l'abito non fa il monaco, certo, ma a Torino più che in ogni altra città del mondo, vestirsi bene è da sempre un piacere per se stessi; piacere agli altri è una forma di rispetto, e diciamocelo, la moda di quegli anni era davvero figa: fibbie dorate sulle scarpe col tacco anche per uomini, candide camicie bianche traboccanti di merletti, giacche di broccato e con ricami in oro e o argento, cappelli a tricorno, piume, gioielli, parrucche, profumi! E che dire delle calze? Un accessorio divertente e mutevole, flessibile, che poteva declinare un completo da serio e scuro a festaiolo e colorato.

Dopo tutto, lui, il diavolo in persona, sotto al rigore infernale che doveva incutere, era una creatura festaiola che amava le gozzoviglie ma raramente poteva seguire la propria natura perchè era sempre in servizio! Ed era così che si era stressato, che gli erano cresciuti tutti quei peli enfatizzando il suo aspetto bestiale, e che si era appesantito per ritenzione di liquidi e cortisolo. A Torino però sarebbe stato tutta un'altra persona: understated per conformarsi all'atmosfera sabauda e affascinare col suo mistero, dai modi un po' impacciati all'inizio e via via, sempre più fluidi, eleganti. Alto, dalla figura snella, capelli mossi raccolti un codino che usciva dal suo tricorno: molti lo avrebbero notato, desiderato ed ammirato. E non (ri)conoscendolo, nessuno avrebbe avuto nulla da eccepire, pensava ridendo sotto ai baffi.

Eh si, Satana, si sa, ha sempre avuto un gran complesso di inferiorità e un gran desiderio di essere accettato e compreso; e nonostante ciò, per colpa della sua professione, aveva anche sviluppato un gran ego e manie di grandezza. Per evitare di fare passi falsi, assunse anche un assistente personale per fargli da guida e consigliere.... e diciamolo, anche confidente: Giovanni, detto Gianduia. Sicuramente, lui sapeva che presto questo nome sarebbe stato sinonimo di tentazione e peccati di gola, e al pensarci, una piccola parte di lui si sfregava le mani creando già a una pena contrapposta.

Il primo compito di Gianduia fu organizzargli un bicerin mattutino con degli intellettuali locali. Sebbene il diavolo apprezzò moltissimo questa ricca bevanda calda di cui mantenne per sempre la sensazione vellutata di caffè mista a cioccolato sulla lingua, non essendo al corrente dei fatti di cui gli intellettuali parlarono, si annoiò molto. La sua curiosità invece fu decisamente attratta dalle chiacchiere delle domestiche che andavano a fare le spesa al mercato di Porta Palazzo. Lo spettegolezzo è sempre colorito sia di fatti che di commenti ...

Seppur si trattasse solo di domestiche e persone modeste, decisamente non nobili, erano però di un'eleganza squisita anche quando sottovoce spettegolavano delle mattane dei propri padroni. I vizi, i peccati e i difetti di Torino uscivano tra una risatina e l'altra, tra un sorso di bicerin e l'altro, dalle bocche e dagli sguardi del personale di servizio dell'alta e della bassa nobiltà torinese.

Ovviamente lui non poteva avvicinarsi ma approfittò di Gianduia per scoprire dove si tenevano le feste migliori, dove veniva servito lo spumante più a 'crosta di pane' come dicono gli intenditori, i plin più piccoli, il brasato al Barolo più tenero e i savoiardi più friabili da inzuppare nello zabaione.



Nei suoi due primi giorni a Torino, infatti, i diavolo aveva capito che gli incontri umanamente migliori avvenivano sempre quando veniva servito il cibo migliore.  Era una regola matematica e naturalmente, agli ingredienti di prima qualità si abbinavano anche gli abiti dai modelli più raffinati, e gli arredamenti di interni più sontuosi.



Certo anche a distanza di settimane, si stupiva sempre di come il generale grigiume delle facciate che richiamava il colore del cielo, nascondesse una vita sociale così vibrante, e anche così tanti piaceri terreni, caduchi e a volte, letteralmente fugaci, che svanivano con una deglutizione. Torino gli aveva subito riempito il cuore e scaldato l'anima, non solo prendendolo per la gola come un vero umano, ma soprattutto per le feste nei vari palazzi. E che dire delle feste nelle residenze reali?? Quelle erano uniche: grandi ma non troppo, fastose ma di gran gusto e sempre organizzate a tema.

Il diavolo adorava i temi scelti dal re nella sua Palazzina di Caccia a Stupinigi, a seguito di una battuta, ma soprattutto quelle organizzate nella Reggia di Venaria, con quel bellissimo parco, le fontane e la serra. A Venaria gli sembrava sempre che il tempo si fermasse e Satana si sentiva quasi come Cenerentola, ma senza la spada di Damocle dell'incantesimo che svanisce a mezzanotte. Essendo in vacanza anche lui aveva una scadenza, ma mentre ballava travestito da leone, guidando una dama con un costume pieno di piume di struzzo, pavone e fagiano, mentre sorseggiava un bicchiere di Freisa e sgranocchiava un grissino: gli sembrava di essere in una bolla fuori dal mondo, senza spazio e senza tempo.



Il diavolo a Torino era decisamente un farfallone da festa per non dire un animale da festa, certamente oltre alle feste più nobili, a volte si toglieva lo sfizio di partecipare anche alle feste più smodate e di basso livello. In quelle occasioni si diceva che: 'la vacanza è come uno studio e lui stava facendo ricerca, si stava documentato sugli usi e sulle abitudini locali anche in previsione di tornare al suo lavoro all'Inferno e poter aggiornare le pene e le procedure attraverso le quali queste erano inflitte.'

Si si, anche lui come l'umanità inventava sempre delle scuse e si mentiva - se lo diceva spesso la mattina dopo, davanti allo specchio. Si guardava con soddisfazione constatando con la sua voce interna che si stava proprio ambientando e che era quasi diventato un torinese DOC. Dopo tutto chi non si auto-illude o non mente a se stesso ogni tanto?



Tra i ricordi che tutt'ora il diavolo serba nel cuore c'è la prima festa a Villa della Regina organizzata in occasione di un San Giovanni, in una rovente serata di prima estate. Come aveva notato già in diverse occasioni, le feste del re erano eccezionali ma in un certo senso anche convenzionali. Il re aveva gusti da uomo ma poca inventiva. Le feste dei nobili erano sempre abbastanza divertenti, seppur mancando dei mezzi economici di Palazzo Reale, erano più rilassate e chiassose ed aveva notato, in diverse occasioni, che anche il re ogni tanto vi prendeva parte in incognito. Le feste del popolino erano belle dal punto di vista umano perchè spontanee, ma meno divertenti per lui: non c'erano maschere o temi, il cibo era meno curato e le amicizie purtroppo non si potevano coltivare ...



Le feste della regina invece erano le più belle in assoluto! Si socializzava facilmente in quanto erano organizzate proprio a quello scopo, c'erano dei temi e spesso venivano date istruzioni precise su cosa indossare. I cuochi si sbizzarrivano sempre con creazioni culinarie senza limiti di fantasia, e poi c'era la cornice del palazzo: in collina, di fronte al fiume, le fontane dove gli ospiti accaldati si rinfrescavano, il vigneto, il frutteto, l'orchestra e i balli che duravano ore e anche le stelle!

Col suo francese, ambientarsi a Torino e fare nuove amicizie era stato abbastanza facile. Per essere davvero introdotto nella società torinese però, gli era toccato organizzare diverse feste, ricevimenti e cene nel palazzo dove alloggiava. La sua naturale insicurezza aumentava allo scrivere gli inviti, incombenza che ci teneva a svolgere di persona, sapendo che poi all'Inferno gli sarebbe mancata. Gianduia però lo rassicurava sempre e alla fine, gli ospiti rincasavano ubriachi, russando nelle loro carrozze e sempre col sorriso sulle labbra!

Conscio di alloggiare in quello che oggi chiameremmo un Airb&b, il diavolo avrebbe anche fatto l'investimento di aquistare un suo palazzo, nell'ottica di stabilirsi a Torino in stanza permanente, però non voleva dare nell'occhio e generare sospetti. Dopo tutto aveva un lavoro, tutti gli amici gli avrebbero chiesto dov'era stato quando non lo vedevano. Non poteva certo rispondergli 'all'Inferno a ispezionare i gironi'.

E poi aveva detto a tutti di essere un nobile bretone di passaggio verso Venezia...  Nell'indecisione sul da farsi, un giorno alla fine di Agosto, com'era arrivato, ripartì e in quei circoli alti non lo si vide più.



C'è però chi racconta di averlo visto saltuariamente alle feste del popolo e chi è pronto a giurare di averlo visto ogni anno alla festa di Carnevale a Palazzo Reale. Certo col passare degli anni, l'umanità si avvicendava e la memoria cambiava, mentre Satana è sempre uguale, non invecchia mai, e vive quasi prigioniero di un presente eterno che lo condanna a una fuga continua e alla costante necessità di muoversi, spostarsi, senza mai poter mettere radici, anche nei posti che ama di più.





A Torino però è diverso, ancora dopo secoli dalla sua prima visita lui è sempre di casa come attestano le numerose decorazioni sulle facciate dei palazzi della città e soprattutto dal portone in legno che secondo la leggenda apparve in una notte proprio all'entrata del suo palazzo: il Portone del Diavolo, oggi in Via XX Settembre, 40 ma allora, al numero 15, quello della carta del diavolo nel mazzo dei tarocchi... anch'essi da sempre stampati a Torino...



Dunque non spaventatevi, quando camminando per Torino, vedete simboli esoterici, facce inquietanti e figure sataniche: i locali da secoli gli rendono omaggio in modo sottile e di buon gusto, come piace a lui: con l'arte. E se di notte, passeggiando, avete la sensazione che qualcuno vi stia seguendo, o osservando, è solo il povero diavolo che durante una pausa, vi guarda sognante e anche un po' invidioso della vostra umanità terrena e libera. Allora, sorridetegli e proseguite senza paura.




Buon Halloween 2020! 

Che l'ansia del covid19 passi presto e possiamo tornare alle nostre esistenze leggiadre del 2019 al più presto 🙏













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